Stalking

Stalking

12 Agosto 2020 Off Di Cinzia

Che cosa significa “stalking”?

«Stalking» è una parola inglese e significa letteralmente “fare la posta”. Con questo termine si è soliti definire un insieme di comportamenti vessatori, sotto forma di minacce, molestie atti lesivi continuati nel tempo, che inducono nella persona che li subisce un disagio psichico, fisico e un ragionevole senso di timore e uno stato di ansia e paura.

Come accorgersi di essere vittima di uno stalker?

Se ricevi continuamente telefonate e sms insistenti, e-mail ingiuriose o minacciose, se sei inseguita o aggredita verbalmente e/o fisicamente, se noti appostamenti fuori casa tua, se vengono diffusi a tua insaputa tue foto o il tuo numero di telefono, se viene violato l’account della tua posta personale o di un social network, se vengono danneggiati la tua macchina o il motorino, se viene fatto del male ai tuoi animali, se ricevi regali o ordini non desiderati, se trovi frasi “amorose” o ingiuriose a te destinate su muri o manifesti davanti a casa tua, allora sei di fronte a veri e propri atti persecutori e perciò vittima di stalking.

Quali sono i motivi che spingono uno stalker a perseguitare la sua vittima?

In linea di massima il movente principale delle condotte persecutorie è il controllo, la limitazione della libertà della persona che il persecutore vuol far sentire in sua balìa, per disporre di lei a suo piacimento, aiutato dalla condizione di stress in cui la vittima viene a trovarsi. Lo stalker può essere una persona nota o sconosciuta, ma nella maggior parte dei casi si tratta di un ex partner; le vittime sono soprattutto le donne, ma talvolta anche gli uomini. In particolare – quando il persecutore è un ex – c’è la voglia di vendetta, magari per essere stati lasciati o per incapacità di affrontare l’abbandono.

Chi subisce atti persecutori o molestie assillanti ha spesso difficoltà a parlarne con qualcuno e a chiedere aiuto: per paura, vergogna o nella speranza di saper gestire in proprio la situazione e che tutto finisca al più presto. Non di rado, purtroppo, la vittima sottovaluta il rischio.

Quali sono i comportamenti che costituiscono condotte assimilabili al reato di stalking? [fonte: Diritto 24 – Il Sole 24 Ore]

Lo stalking non è un fenomeno omogeneo sicché non è possibile ricostruire un perfetto modello di condotta tipica, né tantomeno, un profilo tendenziale del cosiddetto stalker. Nella maggior parte dei casi (circa il 70% – 80%) i comportamenti assillanti provengono da uomini, di solito partner o ex partner della vittima, ma il persecutore potrebbe essere anche un collaboratore, un amico, un conoscente, un vicino di casa: non sempre, peraltro, il molestatore assillante tende ad identificarsi in un soggetto con precedenti penali, affetto da disturbi mentali o, ancora, dedito all’abuso di sostanze stupefacenti o alcoliche, come solitamente si pensa.

Quanto alla gamma delle condotte che possono ritenersi molestia assillante o atto persecutorio è piuttosto varia. Al di là delle modalità specifiche che contraddistinguono i singoli episodi di persecuzione, in genere, il reato si realizza attraverso la combinazione di più azioni moleste: potrebbe, infatti, realizzarsi tramite il sorvegliare, l’inseguire, l’aspettare, il raccogliere informazioni sulla vittima, il seguire i suoi movimenti, ed ancora, attraverso le intrusioni, gli appostamenti sotto casa o sul luogo di lavoro, i pedinamenti e i tentativi di comunicazione e di contatto di vario tipo. Costituisce stalking anche la diffusione di dichiarazioni diffamatorie ed oltraggiose a carico della vittima, ed, ancora, la minaccia di violenza, non solo nei suoi confronti, ma anche rispetto ai suoi familiari, ad altre persone vicine o contro animali che le siano cari.

In genere, quel che contraddistingue le molestie assillanti è un’ossessione dinamica, in continua crescita, alimentata dalla continua esigenza dello stalker di soddisfare le proprie emozioni, i propri impulsi e desideri con stimoli crescenti, sempre nuovi, volti al proprio appagamento: ecco che in un arco temporale variabile comportamenti che in genere sarebbero assolutamente innocui potrebbero trasformarsi sino a degenerare, manifestandosi in concreto particolarmente aggressivi e violenti.

Qualunque sia la sua modalità di esternazione, è essenziale che il contegno dell’agente cagioni nella vittima “un grave disagio psichico” ovvero determini “un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina” o, comunque, pregiudichi “in maniera rilevante il suo modo di vivere”: in altri termini cioè, affinché la condotta persecutoria sia penalmente rilevante, è necessario che gli atti reiterati dello stalker abbiano un effetto destabilizzante della serenità e dell’equilibrio psicologico della vittima.

Si tenga presente che la condotta però può ritenersi penalmente rilevante a condizione che essa sia reiterata nel tempo: come dire che non rilevano gli atti persecutori perpetuati in sé, quanto piuttosto la loro abitualità e continuità.
Attenzione! Non si deve confondere lo stalking con il corteggiamento insistente da parte di una persona appena conosciuta, né se un ex partner persevera per un certo periodo a inviare qualche messaggio anche quando gli è stato detto che è finita.